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PRO LOCO PIANACCIO

Curiosita'

Tradizioni

di Franco Franci

 In tutti i paesi di montagna esistevano numerose tradizioni ormai scomparse. Alcune le ho vissute e di altre sono solo venuto a conoscenza.
Capodanno: Una banda musicale improvvisata di paesani con strumenti strampalati, partivano di buon ora dall'inizio del paese. Entravano in tutte le case abitate, facevano una suonatina ricevendo in cambio libagioni e dolci fatti in casa.
Al termine del percorso molti musicanti avevano seri problemi per tornare a casa con le loro gambe.
I bambini facevano il giro del paese augurando Buon Anno ricevendo biscotti, arance, noccioline, noci che portavano a casa. I genitori utilizzavano questi doni per omaggiare i fanciulli che venivano a porgere gli auguri.
Così alla fine del giro nessuno aveva guadagnato qualcosa.
Anche le bambine giravano il paese (scurià) ma, per superstizione, l'ultimo giorno dell'anno, augurando una Buona Fine.
S. Paolo: (25 gennaio) La notte di S. Paolo dì Sèggni (dei segni).
Considerata magica; consentiva alle comunità pagane e rurali di "leggere" i segni della natura e di fare previsioni per le attività agricole o come oracolo d'amore.
In questa notte le ragazze da marito cucinavano la farinàda, una specie di crema fatta con farina di castagne mescolata ad acqua, che mettevano poi a raffreddare sul davanzale della finestra. Il mattino successivo, interpretando con fantasia le screpolature generatesi nel rapprendimento, erano certe di vedere raffigurato il mestiere del futuro marito.
Carnevale: L'ultima domenica di carnevale gli uomini, divisi in due squadre, guardie e ladri, si rincorrevano per il paese e a sera, all'interno dell'osteria, dove era nominato un giudice trasportato a spalla su una carèga (poltrona) come se fosse il Papa, erano celebrati i processi con la condanna scontata dei lestofanti al pagamento di abbondanti libagioni.
Finita la gara i risultati erano ovvi.
Pasqua: Siccome le campane erano ferme (legate) i bambini si radunavano di primo mattino davanti alla chiesa e partivano percorrendo i rioni recitando filastrocche accompagnandosi con strumenti di legno (battèlla, raganèlla, mattutìn) per scandire le ore e gli avvenimenti religiosi che normalmente erano annunciati con le campane.
Una festa per i fanciulli; erano autorizzati a "fare chiasso" e più ne facevano e meglio era, quindi c'è da immaginarsi l'impegno profuso in quest'attività.
Il venerdì Santo, in chiesa si recitava la Via Crucis durante la quale era intonato un canto antico, pare risalente a Pietro Metastasio (1698).
Finita la funzione, la figura del Cristo veniva portata in processione lungo le vie del paese. Era molto suggestivo vedere le strade del borgo illuminate da lampioncini colorati posti su ogni paracarro, le case abitate con tutte le luci accese e i drappi colorati alle finestre.
La statua di Cristo Morto, attorniata dal parroco, dai chierici e dai portatori con le battelle, era preceduta dagli uomini, in mezzo a loro i bambini con raganelle e mattutini, e seguita dalle donne (la separazione fra i due sessi nelle funzioni religiose è un'antica usanza che viene rispettata anche nell'ultima dimora terrena). Durante la processione si pregava e si cantava il dolore della Chiesa per la morte del Salvatore. Le orazioni erano sottolineate dal suono cupo e sordo degli strumenti, amplificato dal silenzio che circondava la valle, che rendevano triste tutta la cerimonia.
S. Giovanni: (24 giugno) La notte delle streghe e dei folletti dispettosi.
In questa notte i ragazzi del paese (i folletti) trafugavano, davanti alle abitazioni delle ragazze da marito, vasi da fiori, sedie, tavoli e oggetti di ogni genere, lasciando un biglietto con una filastrocca di dove erano stati nascosti. Quanto più la ragazza era carina tanto più difficile, e lontano dal paese, era il ritrovamento.
Natale: La notte di Natale si accendevano davanti alle abitazioni le fa∫elle.
I vecchi, osservando la direzione e del fumo, facevano previsioni sui raccolti e sull'avvenire dei congiunti. Stranamente, da qualsiasi parte soffiasse il vento, il responso era sempre di un anno fertile e felice; d'altronde, considerando la vita grama, senza nessuna comodità e con poco o niente da mangiare, come si poteva nella notte Santa annunciare sventure e carestie?
Una bugia era certamente giustificata e perdonata!!
In chiesa, i fanciulli uno per volta si recavano davanti all'Altare dove era la culla di Gesù Bambino per recitare un sermoncino; alla fine "dell'esibizione" gli uomini, dal soppalco dell'organo, gettavano piccoli doni (caramelle, noccioline, aranci, ecc..), che facevano felici non solo i bambini.
Tutto questo avveniva con la porta della chiesa lasciata aperta per fare entrare la luce ed il calore del falò, acceso nella piazza, realizzato con le fascine donate dai paesani. Questa grossa fiamma, sempre a detta degli anziani, serviva a riscaldare il Bambinello che stava per nascere.
Durante l'ultima guerra, i tedeschi tentarono di proibire queste usanze. Le fiamme notturne rivelavano la presenza di un centro abitato ai bombardieri Alleati. L'ordine impartito con toni minacciosi rimase inascoltato. I paesani volevano celebrare il Natale secondo la loro tradizione.

Ci sono poi altre tradizioni più legate alle funzioni religiose.
Matrimonio: Le campane iniziavano a suonare a doppio il giorno prima della cerimonia e continuavano il giorno del matrimonio fino alla fine della funzione. Annunciavano a tutto il paese e a quelli della valle il lieto evento.
La mattina della cerimonia lo sposo si recava all'abitazione della fidanzata. Il padre della sposa gli presentava, una dopo l'altra, diverse ragazze amiche della figlia, domandando:
"E' la quèsta la spòsa?
Nessuna ovviamente veniva riconosciuta come la desiderata. Solo quando entrava la futura moglie, c'era la risposta affermativa. A questo punto, il suocero ne esaltava i pregi e la consegnava allo sposo raccomandandogli di averne cura.
Quindi si formava il corteo che a piedi raggiungeva la chiesa. Durante il tragitto, i testimoni offrivano a quanti incontravano una bevuta con un liquore fatto in casa.
La sera delle nozze, i familiari della sposa andavano a cena a casa dello sposo.
In questa occasione, la parente della sposa d'età più avanzata, offriva ai commensali una torta di riso, in t'ùnna ròla ed ràmme, gelosamente conservata nelle case per questa occasione. Alla suocera della sposina invece spettava l'onore di cucinare il Riso degli sposi.
Cresima: Non erano di moda i regali come oggi ed ai festeggiati, quando uscivano dalla chiesa, era posta al collo una collana di zuccherini montanari.
Funerale: Il giorno del decesso le campane suonavano la pasàda, (passaggio da questa vita a quella ultraterrena); tre tocchi ripetuti, due volte per una donna e tre volte per un uomo.
Per una nubile o un celibe, dopo la tradizionale pasàda era eseguito un doppio.
Passati 15 giorni dall'esequie si celebrava l'uffizio per il defunto. Dopo la funzione c'era l'Elemòsna dèl pàn (Elemosina del pane). All'uscita della chiesa i parenti dell'estinto offrivano un filone di pane ad ogni capo famiglia del paese.
Pellegrinaggi: A piedi, per boschi, ai Santuari Mariani del Faggio (26 luglio) e dell'Acero (5 agosto); un'occasione di svago, una grossa scampagnata per bambini e ragazzi; per gli adulti era un mezzo per avere contatti con le altre comunità della zona.



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